Note:
In Elena e le altre, ad un testo teatrale segue un breve racconto. In entrambi storie di donne. Donne coraggiose, capaci di fare scelte scomode, senza pensare al giudizio degli altri .In un Olimpo scosso nelle sue fondamenta, che puzza di marcio, a giudizio di Crono, gli dei si confrontano in dialoghi spassosi, giungendo ad affidare a Mercurio e Iride la missione di trovare sulla terra un uomo capace di giudicare la bellezza divina di Giunone, Minerva e Venere, e di assegnare la mela d’oro alla più bella. Sarà Paride il prescelto, e, come si sa, giudicherà Venere la più bella, assicurandosi così l’amore di Elena di Sparta, la donna più bella del mondo. Elena, colpita dalla freccia ingannevole di Eros, si innamora perdutamente di Paride, e per lui lascia tutto: marito, regno, figlia, buona fama, affrontando con determinazione un destino di ritorsioni, insulti, decadenza e biasimo agli occhi del mondo. Elena è la faccia pura della femminilità: per usare un’espressione di Crono, il folle capace di afferrare la verità, le sue azioni profumano. L’amore la fa crescere: non la spaventa il giudizio di un mondo ostile, ancorato ad una morale bigotta e diversa per l’uomo e la donna. Il sentimento che prova e che la rende finalmente viva, vale in quanto tale, indipendentemente dal reale valore di Paride. Un po’ come la Nora ibseniana, supera i suoi tratti superficiali e puerili, diventando consapevole di sé, indifferente al disprezzo e alla paura. Elena è diversa. Come lo è Irina, nel racconto Lele. Adotta un bimbo albino che in Africa sarebbe stato perseguitato per la sua diversità. Vive i suoi amori, per Alessandro, per Isabella, con la sincerità di una donna appassionata. Incapace di tradire per convenienza i suoi sentimenti. La voce narrante, Irina, Isabella, Viole: donne che amano, che si amano, che si tradiscono, che combattono |
