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Pitagora Nelle Scuole Esoteriche Egiziane e Babilonesi
di Sylvain Maréchal,  2017,  Independently Published
ESOTERISMO
ISBN: 9781520435121
condizioni: NUOVO

Note:
Adagiato sulla sua sedia curale, sotto il vestibolo del Tempio delle Muse, recentemente eretto dai Crotoniati, con la testa decorata da una lunga barba e da una capigliatura bianca quanto il lino della sua veste, cosi parlava Pitagora al fiore dei suoi discepoli a lui d’intorno raccolti nel giorno susseguente all’anniversario della sua nascita: «Miei dilettissimi! Questa lira d’oro, ieri da voi sospesa a questa sacra volta, in memoria del giorno in cui nacqui, prova il vostro attaccamento per me, e mi avverte degli ultimi miei doveri verso di voi. L’età del riposo è per me giunta: siamo agli ottanta; io devo da voi congedarmi, e vi ho riuniti per farlo. Mi lusinga questo dolce mormorio, testimonio del vostro rammarico all’idea della nostra separazione. Ma invano io vorrei differire la mia ritirata: l’età con imperiosa voce mi annunzia che noi dobbiamo lasciarci ben presto, e prevenire anche gli ultimi colpi, che ci prepara l’invidia, e che saranno forse i più aspri. Anche dal fondo però della tomba, già mezza aperta sotto ai miei passi, io veglierò sui miei amici; l’anima mia soggiornerà fra voi: e le vostre tenere rimembranze, degno premio delle mie fatiche, prolungheranno la mia esistenza molto al di là del termine a tutti gli esseri d’ordinario prescritto. Nella notte scorsa, per un presentimento di cui non saprei render ragione, io passai in rivista gli ottanta miei anni. La trama dei miei giorni non è stata in tutto regolarmente ordita. Troppi sono i momenti della mia esistenza, che mi fanno arrossire. lo, Pitagora, fondatore di una scuola di Verità, sorpresi più d’una volta non solo l’errore, ma perfino la menzogna sulle mie labbra. Ma giacché l’indulgente natura mi dà il tempo di retrocedere, io pongo cura ad approfittarne. Cerchiamo che la posterità imparziale non abbia a rimproverarmi dei falli capaci a vituperare il mio, e compromettere il vostro nome. Due cose formano l’uomo: i viaggi e la memoria. Io devo loro quanto so, e quanto sono. Tollerate dunque che nelle ultime mie lezioni io porga agli occhi vostri il quadro delle frequenti e lontane mie corse, in tutte le loro circostanze e vicende. Se ne parlò, se ne parla ancora diversamente; e la calunnia, che mi pigliò di mira, mi onorò delle sue persecuzioni. E’ buono, è giusto che voi, miei amici, mi conosciate pienamente. Fino a quest’ora avanzata ho creduto per voi e per me, prudente il non dirvi tutto; meno ancora rivelai a coloro con i quali favello soltanto attraverso d’un velo. Ma giunto è infine il momento di nulla tacere. All’età mia si ha già vissuto, alla vostra si sa soffrire o combattere. Tutto dunque sappiate. O Santa Verità! Prima fra le Muse, perdona, se io tardai tanto a renderti un omaggio di te degno; ma il tuo interesse medesimo esigeva forse questa mia circospezione. Lo splendore della tua luce, o si teme, o non si può sopportare. Pochi sono i tuoi veri amanti; ed in tutto il mondo forse noi siamo i soli qui riuniti in tuo nome. Il fuoco di Vesta arde a Roma ed in tutta la Grecia; e gravi pene attendono la sacerdotessa trascurata, che ne lascia estinguere la fiamma. O Verità! Dove sono i tuoi altari, i tuoi sacerdoti? Questa scuola serva a lei di santuario; noi ne saremo i ministri: e quando ci separeremo, dappertutto con noi ne porteremo le preziose semenze. Molte se ne perderanno; ma, purché germoglino in qualche punto del globo, infruttuose non saranno le nostre fatiche. Perisca di Pitagora fino il nome, ma resti la Verità.

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