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Quel cappotto che non ti ho comprato. Sceneggiatura integrale e fotografie di scena del film
di Gaetano Libertino,  2016,  Maurizio Vetri Editore
CINEMA
ISBN: 9788894080476
condizioni: NUOVO

Note:
Ho letto e riletto la sceneggiatura di Gaetano Libertino e ho trovato molte analogie con la storia di un giornalista di Parma, Gioacchino Guareschi, meglio conosciuto come “Michelaccio”, si firmava così sullo storico quotidiano “La Gazzetta di Parma” e su altre testate locali, dove pubblicò una quantità incredibile di storie, ambientate tra gli anni venti e trenta.

Il nome di Guareschi è legato alla nota serie di opere dedicate a quei due incredibili personaggi che furono Don Camillo e Peppone.

Nella mia vita ho vissuto scene simili alla figura del prete alle prese con un sindaco comunista ed è straordinaria la trasposizione cinematografica del 1955 di Gino Cervi, per la regia di Carmine Gallone.

Aveva il cipiglio del grande cronista Guareschi, capace di raccontare avvenimenti a volte veri a volte di fantasia che scatenavano nel lettore quell’ancestrale voglia di conoscenza e di ricerca della verità.

Leggere la storia che ci propone Libertino, è come fare una viaggio che lo stesso Guareschi fece con la pubblicazione del libro Bianco e nero.

Quel cappotto che non ti ho comprato, è un racconto struggente, capace di fare suonare le corde dell’anima quando i personaggi ruotano attorno alla disabilità di Carmela, nata con una malformazione alla gamba ma non per questo diversa.

E sono proprio i suoi affetti più intimi a difenderla dagli sguardi e dai bisbiglii popolari, tipici dei paesi arretrati dell’entroterra siciliano.

Un paesaggio che si tinge di giallo con la raccolta del grano a fare da cornice a storie intrise di valori di un tempo, dove il “pater familias” era il custode dell’albero genealogico, e quindi dei suoi antenati, ma dove le donne, le madri, guidavano i destini dei figli.

Chi non ricorda nelle case di campagna l’odore del pane di casa e il suo sacrale rito di preparazione.

Libertino lo racconta molto bene nel suo testo che assume i toni dello sconforto quando Carmela perde la sua verginità in una squallida stalla per mano di un cognato, Onofrio, che inevitabilmente avrebbe fatto una brutta fine.





tratto dalla prefazione di Ivan Scinardo

Direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo

Giornalista

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