€ 21,00

 

Teatro al centro. Storie e testi per i trent’anni della compagnia dell’arpa
di Elisa Di Dio,  2019,  Maurizio Vetri Editore
TEATRO
ISBN: 9788899782559
condizioni: NUOVO

Note:
PREFAZIONE

Dieci ottimi motivi per leggere (e far leggere) Teatro al Centro



Era ora. Sì, finalmente! Trovare il tempo e il modo per raccogliere i testi teatrali scritti negli anni da Elisa Di Dio è stato un bell’impegno. Bisognava farlo, però. Per mettere ordine fra le carte, certamente, ma soprattutto per non abbandonare le pagine nel chiuso dei cassetti o peggio ancora lasciarne ingiallire i titoli nelle locandine arrotolate in soffitta.

I testi ribollivano sugli scaffali, rumoreggiavano nei file del pc, cercavano la strada per essere impaginati in formato book e letti.

Lasciatevelo dire: i copioni teatrali di per sé sono illeggibili. Pieni di appunti, tagli, quasi sempre non numerati (per mettere alla prova la memoria degli attori, probabilmente), spesso scarabocchiati da scenografi, tecnici, costumisti, tutti intenti a segnarsi suggestioni e punti salienti, macchiati di tè e caffè (tanto caffè) e alla fine resi irriconoscibili dalla stessa compagnia che il regista aggiorna fino al debutto (leggi: fino a un minuto prima dell’apertura del sipario) con tagli e nuove versioni. Insomma, a mettere in scena un testo c’è da farsi venire il mal di testa. Un garbuglio che per fortuna resta del tutto celato agli spettatori.

Quindi fidatevi, cogliete al volo la straordinaria fortuna di avere dei copioni rilegati con pagine in coerente successione. E godeteveli.

Anche perché questa è la prima (e insistentemente richiesta da più parti) pubblicazione della drammaturga, regista e attrice xibetana alla quale seguiranno delle altre.

Per forza, i suoi scritti teatrali non sono tutti qua. Me ne sono accorta, ve ne accorgerete anche voi. Vero, cara Elisa?



Libertà. È uno dei concetti espressi con maggiore foga e la parola che torna più volte in assoluto nei testi. Leggere per credere.

Che si tratti dell’immagine di un gabbiano, di un respiro mozzato, del desiderio di volare saltando nel vuoto o lasciandosi trascinare dal vento o ancora ingoiando un intruglio di veleni, la libertà è l’ispirazione assoluta delle opere teatrali qui proposte.

C’è una ricerca di libertà dalle barriere psichiche e mentali del mondo contro cui lottano i protagonisti e una libertà di stili di scrittura che passa dal siciliano arcaico agli slang giovanili fino all’italiano più aulico del mondo della mitologia.

Non vi annoierete tra queste pagine, sono state scritte senza costrizioni, tutte in movimento. Attenti alle raffiche d’aria fresca!



Impegno sociale. Niente sta qui per caso. Ci sono degli avvenimenti storici ben precisi che hanno profondamente segnato l’autrice e l’hanno spinta a scrivere quelli che sono senza dubbio dei manifesti antimafia, bandi anti femminicidio e atti di indignazione contro l’ipocrisia di ogni tempo.

L’autrice, impegnata da anni in eventi nazionali contro le mafie e a favore dei diritti delle donne, ha trovato questo suo personale modo d’esprimere la rabbia, il dissenso, l’indignazione. E non ha tenuto i suoi scritti chiusi in un diario, li ha fatti interpretare da giovani studentesse e studenti, da gruppi di donne dirette in laboratori teatrali, e persino da se stessa, incarnando nel più passionale dei modi le sue lotte.

A questo proposito, un rimando alle gallerie foto e video del sito della Compagnia dell’Arpa è d’obbligo. Per i testi non citati sul web, affidatevi al potere delle parole.


Sicilianità. Tutto avviene sull’Isola. Persino il rapimento amoroso di Psyche da parte di Eros con un asino Lucio molto sciccareddu.

L’autrice non si distacca mai dalla sua terra. E ha le idee molto chiare in merito: esiste un punto preciso in cui cielo e terra si incontrano, inferno e paradiso dialogano, mito e sacralità di abbracciano. Ed è l’entroterra siciliano dove lei è nata, lavora e vive. Enna e Calascibetta con le loro nebbie, le grandi epopee del passato, le urla dell’abbandono.

Elisa ama profondamente questo territorio e le sue storie ne sono il riflesso. Le ha raccolte come si fa con le spighe d’estate, ad una ad una, a mani nude, a volte anche ferendosi. È scesa per strada nei giorni afosi e gelidi delle processioni, ha corso tra i giunchi sulle sponde del lago di Pergusa, ha camminato sul sentiero polveroso di Morgantina, tra i rovi di Cozzo Matrice, ha parlato con madri devote, archeologi, ambientalisti, politici. E da tutti ha raccolto un’evocazione, una parola. Cercatele, le troverete sparse dentro ogni storia.


Archetipo. Lasciatemi parlare del testo - a mio avviso - giù sconvolgente e poetico di questa raccolta. Non vorrei influenzarvi, ma è più forte di me. Le mani della madre racconta di un incontro che mai nessuno aveva osato immaginare. Quello tra Demetra e Maryam, “due donne, due madri, in una fredda notte di primavera”, come si legge. “Ognuna sta in attesa, col suo carico di domande e speranze, mentre ventre, orecchie, mani si aprono ed esplorano il buio che ha inghiottito i loro nati”.

L’autrice ha immaginato il dialogo tra la madre di Kore e la madre di Cristo in un sorprendente dialogo intessuto di lamentanze. Profondamente simili perché profondamente madri.

Certo, dovete leggerlo assolutamente! In questo errare di notte alla ricerca dei figli, ci sono tutte le madri del mondo. Elisa (che non a caso è madre anche lei) così scrive: “Solo noi donne ci mettiamo in cammino per le persone, e non per le cose”.

È una maternità che fa sentire invincibili eppure “ti espone al rischio del dolore, all’aspro e all’amaro della vita”. Ecco, il mio Nobel personale va a questa meravigliosa opera, illuminante e disarmante, che merita lunga vita sia come testo evocativo che come messa in scena.



Donne. Sono le grandi protagoniste dei questo lavoro. Rita Atria, Maryam e Demetra, Psyche e Venere, Marianna Coffa, una studentessa, una professoressa, altre ancora. Questo è un teatro popolato da donne, scritto da una donna per le donne.

Tutte fuori dalle righe, intendiamoci. E tutte cariche di desideri che respingono i compromessi. È la cifra stilistica di Elisa: un teatro al femminile scritto prepotentemente in un’era in cui di donne sul palcoscenico se ne vedono sempre meno (e sempre meno vestite).

Cari autori teatrali, lettori e spettatori uomini, leggete con cura questa raccolta: avete tanto da attingere!



Ironia. Sì, questa non è una raccolta di drammi. Ci sono testi forti, molto commuoventi, lo vedrete, ma viene fuori la grande ironia che Elisa sfoggia in modo particolare nel realizzare le sue regie. Se raccoglie attorno a sé tanti ragazzi e tanto pubblico non è solo merito della potenza delle sue parole, ma della sua enorme disponibilità e di quella buona dose di ironia che pervade sapientemente i suoi gesti.

Tanto elegante nel portamento e nei modi è l’autrice (lo dico senza pena di smentita), tanto goffi e grotteschi sono certi suoi personaggi. In alcuni passaggi, non potrete trattenere le risate. Dal vivo, certi asini e certe sorelle hanno fatto sbellicare!



Disubbidienza. Se siete dei disubbidienti incalliti, questi testi fanno per voi. Astenersi benpensanti, giocatori di bridge (eccetto quelli che hanno imparato a barare), assuefatti lettori di oroscopi e portatori / portatrici irriducibili di rose tatuate al braccio.

Ovviamente, siete caldamente tenuti a non rispettare le mie imposizioni



Interpretazione dei testi. In senso teatrale. Grazie a questo libro alcune storie prendono vita. Uno dei motivi più importanti per leggerle è che potrete realizzarle anche voi. L’autrice ve ne fa dono. E sì, potrete davvero metterle in scena.

È l’incontro tra il teatro che si alimenta di letteratura e la letteratura che fa vivere il teatro. Elisa, almeno, questo libro lo ha pensato così. È il motivo di fondo più utile e importante che sta alla base della pubblicazione.



Obiettivo giovani. Esiste una predilezione nel cuore dell’autrice ed è quella per i giovani. Attori provetti o semplici partecipanti a un laboratorio non importa. Elisa ha sempre voluto ragazzi e ragazze nei suoi spettacoli (non ha disdegnato nemmeno i bambini, in verità).

Alcune opere sono state scritte appositamente per loro. Perché le recitassero e contemporaneamente le incarnassero. Ed è soprattutto da loro che questi testi vogliono essere letti, recitati portati in scena.



Mariangela Vacanti

Scrivi una recensione

Nome:

La tua recensione:

Note: HTML non è tradotto!

Voto: Pessimo Buono

Inserisci il codice mostrato in figura: